Col senno di poi...
Io ho sempre sostenuto di essere una di quelle che "io la depressione post parto? Mai!" Non riuscivo a capire come si può arrivare a fare gesti folli quando hai tra le mani un cucciolo di uomo, una piccola parte di te.Poi sono rimasta incinta.
Ho desiderato mio figlio con tutto il cuore, l'ho voluto ancor prima di cercarlo, temevo che il mio percorso sarebbe stato lungo e invece grazie a dio quel cuoricino ha preso a battere pochi giorni dopo il primo test della mia vita.
Ricordo quando iniziavo a crederci dentro di me, ma era ancora presto, ripenso a quella sera in cui ero sul divano, mio marito stava riposando in camera perché aveva il turno di notte, e io posai la mano sulla pancia, quasi volessi toccare con mano quel sogno, lasciai la mano qui, dove ora ho il taglio del secondo parto, accarezzavo il mio bambino, ma non ancora sapevo se c'era davvero.
Ho vissuto la mia gravidanza come una magia, non vedevo l'ora che si vedesse la pancia, la mettevo in mostra con orgoglio, mentre magari la gente intorno a me pensava: ma con sta panza evita di mettere le maglie strette! Ma a me non importava, io sapevo di custodire il tesoro più grande.
Poi Daniele è nato, con non poca sofferenza e tutto è diventato realtà, quel ranocchietto era tra le mie braccia e non è stato proprio un colpo di fulmine.
Sia chiaro, era la persona più importante della mia vita, ma non era più quello che mi dava i calci quando tamburellavo con le dita, no, era un perfetto estraneo.
Giorno per giorno ci siamo conosciuti, il nostro amore è cresciuto e con esso le difficoltà.
Non voleva attaccarsi al seno, ma io volevo allattare, non perché questo mi facesse sentire migliore, non perché pensassi al suo bene, semplicemente perché era una cosa naturale e quindi perché noi no?
Ho tirato il latte giorno e notte per un mese e mezzo, passavo giornate intere con lui, la stanchezza aumentava, mio marito lavorava sette giorni su sette, faceva un caldo pazzesco e io certe volte non riuscivo nemmeno a fare una doccia, quando questa era la mia priorità.
A questo si aggiungevano i consigli non richiesti, di persone che avevano tutte le risposte, e questo mi faceva sentire ancora più inadeguata.
Non vedevo l'ora di smettere di allattare, non l'ho mai vissuta come un momento solo nostro, una coccola, no, era il momento in cui lui mangiava.
Sono arrivata a chiedermi chi me lo avesse fatto fare, quando tutti andavano al mare e io rimaneva sul terrazzo a guardare, potendo avere la mia semilibertà solo dalle sei di sera in poi...
Per me era normale questo, la mia vita era cambiata, non avevo nemmeno sensi di colpa se un piccoletto di tre mesi mi faceva salire il nervoso, tutto normale.
Io amavo mio figlio e quello che mi accadeva era così per tutte.
Poi è arrivato Niccolò ed è stato tutto completamente diverso, con lui l'unico rimpianto è stato di non aver fatto un parto naturale, ma so che non potevo fare nulla di più di quello che ho fatto, anche qui, non perché mi facesse sentire una mamma di serie A, ma perché volevo regalare questa emozione a mio marito un'altra volta, volevo viverla io di nuovo questa emozione.
Con lui sto vivendo a pieno la gioia dei primi mesi, alzarmi la notte non mi pesa, non mi pesa non poterlo lasciare perché il furbetto non ha ancora orari precisi e il biberon non lo vuole nemmeno vedere.
Li guardo i miei due ometti, uno che fa il buffone e l'altro che ride, uno che da i baci e l'altro che rimane a bocca aperta, e li amo, sono perdutamente innamorata di loro, dei loro occhioni, delle loro labbra carnose e dei loro nasini a patata.
L'altro giorno mia madre mi ha detto: con Daniele non la avevi tutta questa pazienza.
Beh, non è che non l'avessi, è che con il piccolo non mi é mai salito il nervoso, lui è il mio batuffolo e so solo coccolarlo.
Questo però mi ha fatto riflettere, in effetti depressione non era, ma ci ero vicina. Baby blues? Forse. Ma la vivevo male, certe volte non avevo nemmeno voglia di lavarmi la faccia al mattino.
Mio marito mi ha dato la sua visione della cosa, lui semplifica sempre tutto, a volte troppo: col primo la tua vita è cambiata, da ragazza sei diventata mamma. Adesso mamma lo eri già, sei già abituata a fare delle scelte piuttosto che altre.
È magari è davvero così, chi può dirlo...
Certo è che una donna quando pensa ad un figlio pensa solo al bello, non immagina nemmeno lontanamente quanta forza ci voglia per essere mamma. Poi però si trovano gli equilibri e allora comincia il bello, il bello di ritrovare la donna che sa essere mamma, si riscopre moglie e capisce che la vita non è finita, anzi, è appena iniziata...
Ho desiderato mio figlio con tutto il cuore, l'ho voluto ancor prima di cercarlo, temevo che il mio percorso sarebbe stato lungo e invece grazie a dio quel cuoricino ha preso a battere pochi giorni dopo il primo test della mia vita.
Ricordo quando iniziavo a crederci dentro di me, ma era ancora presto, ripenso a quella sera in cui ero sul divano, mio marito stava riposando in camera perché aveva il turno di notte, e io posai la mano sulla pancia, quasi volessi toccare con mano quel sogno, lasciai la mano qui, dove ora ho il taglio del secondo parto, accarezzavo il mio bambino, ma non ancora sapevo se c'era davvero.
Ho vissuto la mia gravidanza come una magia, non vedevo l'ora che si vedesse la pancia, la mettevo in mostra con orgoglio, mentre magari la gente intorno a me pensava: ma con sta panza evita di mettere le maglie strette! Ma a me non importava, io sapevo di custodire il tesoro più grande.
Poi Daniele è nato, con non poca sofferenza e tutto è diventato realtà, quel ranocchietto era tra le mie braccia e non è stato proprio un colpo di fulmine.
Sia chiaro, era la persona più importante della mia vita, ma non era più quello che mi dava i calci quando tamburellavo con le dita, no, era un perfetto estraneo.
Giorno per giorno ci siamo conosciuti, il nostro amore è cresciuto e con esso le difficoltà.
Non voleva attaccarsi al seno, ma io volevo allattare, non perché questo mi facesse sentire migliore, non perché pensassi al suo bene, semplicemente perché era una cosa naturale e quindi perché noi no?
Ho tirato il latte giorno e notte per un mese e mezzo, passavo giornate intere con lui, la stanchezza aumentava, mio marito lavorava sette giorni su sette, faceva un caldo pazzesco e io certe volte non riuscivo nemmeno a fare una doccia, quando questa era la mia priorità.
A questo si aggiungevano i consigli non richiesti, di persone che avevano tutte le risposte, e questo mi faceva sentire ancora più inadeguata.
Non vedevo l'ora di smettere di allattare, non l'ho mai vissuta come un momento solo nostro, una coccola, no, era il momento in cui lui mangiava.
Sono arrivata a chiedermi chi me lo avesse fatto fare, quando tutti andavano al mare e io rimaneva sul terrazzo a guardare, potendo avere la mia semilibertà solo dalle sei di sera in poi...
Per me era normale questo, la mia vita era cambiata, non avevo nemmeno sensi di colpa se un piccoletto di tre mesi mi faceva salire il nervoso, tutto normale.
Io amavo mio figlio e quello che mi accadeva era così per tutte.
Poi è arrivato Niccolò ed è stato tutto completamente diverso, con lui l'unico rimpianto è stato di non aver fatto un parto naturale, ma so che non potevo fare nulla di più di quello che ho fatto, anche qui, non perché mi facesse sentire una mamma di serie A, ma perché volevo regalare questa emozione a mio marito un'altra volta, volevo viverla io di nuovo questa emozione.
Con lui sto vivendo a pieno la gioia dei primi mesi, alzarmi la notte non mi pesa, non mi pesa non poterlo lasciare perché il furbetto non ha ancora orari precisi e il biberon non lo vuole nemmeno vedere.
Li guardo i miei due ometti, uno che fa il buffone e l'altro che ride, uno che da i baci e l'altro che rimane a bocca aperta, e li amo, sono perdutamente innamorata di loro, dei loro occhioni, delle loro labbra carnose e dei loro nasini a patata.
L'altro giorno mia madre mi ha detto: con Daniele non la avevi tutta questa pazienza.
Beh, non è che non l'avessi, è che con il piccolo non mi é mai salito il nervoso, lui è il mio batuffolo e so solo coccolarlo.
Questo però mi ha fatto riflettere, in effetti depressione non era, ma ci ero vicina. Baby blues? Forse. Ma la vivevo male, certe volte non avevo nemmeno voglia di lavarmi la faccia al mattino.
Mio marito mi ha dato la sua visione della cosa, lui semplifica sempre tutto, a volte troppo: col primo la tua vita è cambiata, da ragazza sei diventata mamma. Adesso mamma lo eri già, sei già abituata a fare delle scelte piuttosto che altre.
È magari è davvero così, chi può dirlo...
Certo è che una donna quando pensa ad un figlio pensa solo al bello, non immagina nemmeno lontanamente quanta forza ci voglia per essere mamma. Poi però si trovano gli equilibri e allora comincia il bello, il bello di ritrovare la donna che sa essere mamma, si riscopre moglie e capisce che la vita non è finita, anzi, è appena iniziata...
Commenti
darling
Col secondo i ritmi sono da riorganizzare di nuovo, ma per me è stato tutto molto più semplice, anche per l'allattamento, me lo sto davvero godendo come si deve.
io con Esse non ho avuto nessun problema particolare (coliche, allattamente, nanna..) tutto liscio come l' olio. Ma per i primi due mesi mi sedevo a cenare e intanto piangevo. Lacrimoni che cadevano nel piatto e mangiavo.
Con lei non mi sono mai spazientita, ma la curavo sentendo un enorme responsabilità e senso del dovere.
poi è arrivato l' amore.
spero di poter provare anche con un secondo.. non credo che tuo marito abbia tutti i torti ma non penso nemmeno che la spiegazione alla tue reazioni sia così semplice!
un abbraccio!